“Non è lasciando fuori dal Senato gli italiani nel mondo che si può pensare di rafforzare il rapporto tra l’Italia e i propri figli oltre confine”
“Concluse le operazioni di voto all’estero. Da tutto il mondo i plichi elettorali contenenti le schede votate dai nostri connazionali nel mondo arriveranno per lo scrutinio a Roma, a Castelnuovo di Porto. I primi dati sull’affluenza parlano di un 40% a livello mondiale. Presto sapremo i dati certi e potremo fare tutte le analisi del caso”. Così Eugenio Sangregorio, presidente USEI – Unione Sudamericana Emigrati Italiani.
“Siamo convinti che il No vincerà al referendum, ma ci riserviamo i commenti dopo il risultato definitivo delle elezioni. Da subito, tuttavia, desideriamo sottolineare, come USEI, che il 5 dicembre, comunque vadano a finire le cose, l’Italia si sveglierà più spaccata di prima. Il clima che il premier Renzi ha voluto creare con la personalizzazione di questo referendum è stato di scontro e di polemica accesa. Non è così che si riforma la Costituzione italiana. E non è nemmeno lasciando fuori dal Senato gli italiani nel mondo che si può pensare di rafforzare il rapporto tra l’Italia e i propri figli oltre confine. Avrebbero potuto considerare noi italiani nel mondo come un’altra regione italiana, in modo tale da avere nostri rappresentanti nel Senato dei territori. Non hanno voluto farlo e, noi ne siamo convinti, ne pagheranno le conseguenze: se ne renderanno conto quando sarà concluso lo scrutinio del voto dei nostri connazionali”.
“L’USEI si è mobilitata per il No durante tutte queste settimane. Da lunedì, qualsiasi sarà stato l’esito del referendum, torneremo a lavorare sul territorio a stretto contatto con i connazionali. Come facciamo sempre. In attesa – conclude Sangregorio – di una vera riforma costituzionale, che però non sia fatta sulla pelle degli italiani nel mondo”.
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