Egregi,
In questo momento, tutti stiamo riflettendo a Bruxelles e Lussemburgo sul “Futuro dell’ Europa” ed è con profonda preoccupazione che sto assistendo, in mezzo alle crisi derivanti dal cambiamento climatico e dalla pandemia sanitaria, alla nostra incapacità di poter risolvere i crescenti problemi migratori che abbiamo sulle nostre frontiere e che colpiscono in misura maggiore o minore ciascuno dei paesi membri dell’U.E., specialmente i paesi di confine come l’Italia. Sia dal sud dalla Tunisia, Marocco e Libia, o dal sud-est dalla Siria, o più recentemente dall’est dall’Ucraina, questi flussi inarrestabili di migranti e rifugiati in fuga da guerre, governi falliti, terrorismo islamico, disoccupazione, estrema povertà e fame, dovrebbero già iniziare ad essere visti come le conseguenze di una visione superata del ruolo che l’Europa dovrebbe riprendere, in un mondo che sta cambiando così rapidamente negli ultimi anni. Già non può più essere giustificato un autismo europeo nelle dinamiche geopolitiche attuali, al di là della giustificazione della complessa interrelazione degli attuali
27 membri. L’Europa potrà affrontare questi problemi solo attraverso una cooperazione tempestiva ed efficiente con il resto del mondo che permetta una strategia coordinata, a livello di alleanze internazionali con blocchi e la conseguente apertura del commercio reciproco che risolva con il lavoro locale, questo problema migratorio che stiamo soffrendo a causa della nostra miopia. Come esempio evidente, c’è voluto un canale costruito quasi due secoli fa in Egitto per raggiungere il traffico commerciale attuale di 20.000 navi all’anno con il Medio Oriente e Sud-est Asiatico. Per l’Italia, ha significato ridurre in una settimana i viaggi in Etiopia e India che prima si facevano in tre settimane. Si deve riprendere questa visione il più presto possibile.
In questo contesto, già non sono sufficienti le semplici iniziative di apertura commerciale come “Tutto meno le armi”, lanciata da Bruxelles vent’anni fa. Risulta inevitabile il bisogno di un’ampia strategia comunitaria di cooperazione integrale, per affrontare e risolvere in origine con lavoro locale, quei problemi endemici di quelle regioni da dove provengono migranti e rifugiati, una strategia che vada molto più in là di costose missioni militari di incerta efficacia come si stanno facendo attualmente. Risulta indispensabile affrontare una volta per tutte le cause del problema del
traffico di persone e del terrorismo islamico che vengono alimentate dai governi falliti e dalla povertà, cercando anche di ridurre ed eliminare il dramma dei migranti annegati come un problema d’interesse primordiale per l’Italia. Nell’ambito delle relazioni europee con l’Africa sub- sahariana risulta di molta importanza la regione semi-arida del Sahel come nucleo centrale di origine dei menzionati flussi migratori di questo continente, aumentati a causa delle siccità provocate dal crescente riscaldamento globale causato dalle emissioni di gas a effetto serra dovute all’industrializzazione dei paesi sviluppati.
Risulta importante considerare che solamente con un rafforzamento della cooperazione per lo sviluppo è possibile cominciare a risolvere i problemi endemici di povertà e fame aggravati a causa del riscaldamento globale, e poter così eliminare le basi della corruzione, i colpi di stato e il terrorismo islamico. Solo così si può pensare al ritorno della migrazione irregolare e la sua reintegrazione nei paesi originari africani, eliminando il traffico di persone e salvando vite umane.
Consapevoli di come un Sahel instabile influisca sulla sicurezza in Europa, si è appena svolto a febbraio 2022 un vertice Europa-Africa tra il Consiglio Europeo e i 55 paesi
dell’Unione Africana, per ridisegnare un’agenda comune di lavoro che permetta di assicurare ai lider africani che l’Europa è il loro socio più fidato nei confronti della Cina e della Russia, includendo il lanciamento di una iniziativa europea di investimento nella regione per 150.000 milioni di euro. L’Italia può e deve dare un forte contributo a questa agenda, sulla base della sua tradizione industriale che punta allo sviluppo dei settori della produzione e l’industria alimentaria nei paesi africani che fanno parte del Sahel. È importante evidenziare l’eccellenza della comunità italiana in questo settore, includendo il suo forte legame con l’Argentina con un’ottima esperienza della produzione agroalimentare estensiva con una grande partecipazione di emigranti italiani da un secolo. Sulla base di un progetto di cooperazione congiunta basata sull’industrie metalmeccanice e alimentari italiane e argentine, insieme alla consulenza professionale argentina per la produzione agroalimentare estensiva di semina diretta nei sistema semi-aridi del Sahel, l’Italia ha l’opportunità di presentare un programma di lavoro ed assumere una posizione di leader in questa nuova iniziativa di cooperazione europea-africana, i cui dettagli si stanno discutendo in questi giorni tra gli stati membri della U.E.