“Siamo in attesa dei risultati delle elezioni di due importanti Regioni italiane l'Emilia e la Calabria commenta l'onorevole Eugenio Sangregorio (Usei)- Il voto potrebbe rafforzare il governo, oppure potrebbe traghettarlo verso la fine. Considerato che il Paese ha ormai una maggioranza completamente diversa da quella parlamentare, il Presidente della Repubblica potrebbe valutare lo scioglimento delle Camere. Sinceramente questo potrebbe accadere solo se la maggioranza decidesse di rompersi creando una sorta di ingovernabilità del Governo stesso . Le ultime mosse della maggioranza e dell’esecutivo hanno cercato di dimostrare che i problemi reali degli italiani vengono affrontati, dalla pressione fiscale alle crisi aziendali.
Se però il governo cadesse – continua l'onorevole Sangregorio – per implosione della maggioranza, il percorso verso elezioni anticipate immediate non sarebbe automatico. Il Capo dello Stato dovrebbe indire le consultazioni e sentire cosa intendono fare i partiti, e l’esempio di quest’estate è significativo quanto a sorprese. Mattarella ha abituato a non precostituire maggioranze ma a registrare, da notaio e arbitro.
A mio avviso delle elezioni in questo momento non gioverebbero all'Italia anzi andrebbero a creare solo problemi. Mai quando oggi il nostro Paese ha necessità di un governo forte, attento alle esigenze degli italiani”. Secondo una nota agenzia stampa italiana: “il Presidente aveva fatto trapelare che in caso di crisi si sarebbe andati al voto, ma nel frattempo è nata una nuova variabile, il referendum costituzionale e la sua data di svolgimento, che potrebbe cambiare le carte in tavola. Se infatti il referendum si tenesse a marzo, sarebbe arduo riuscire a sciogliere le Camere prima, e le elezioni non si potrebbero tenere, a quel punto, prima di agosto. Una data che, come si è visto lo scorso anno, non è facilmente digeribile per i partiti, e che impatterebbe con il varo della finanziaria. Certo, non è impossibile votare prima del referendum, ma tutti i partiti che hanno votato per il taglio dei parlamentari dovrebbero spiegare ai loro elettori che per non attendere due-tre mesi faranno eleggere un Parlamento di 945 parlamentari invece che di 600. Un parlamento e una nuova maggioranza tra l’altro che, pochi mesi dopo, a referendum avvenuto e nuova legge entrata in vigore, sarebbero per molti già delegittimati. Insomma, a poche ore dalla chiusura dei seggi sono ancora tante le incognite sulla scrivania del Quirinale, e non riguardano solo il voto di Emilia-Romagna e Calabria”.