Nella Legge Delega che riguarda la Buona Scuola sono previsti tagli agli enti gestori, ovvero a coloro che tutti i giorni si adoperano per diffondere nel mondo la lingua italiana
La lingua italiana nel mondo presa di mira. Ancora una volta. Nella Legge Delega che riguarda la Buona Scuola sono previsti tagli agli enti gestori, ovvero a coloro che tutti i giorni si adoperano – non senza sacrifici – per diffondere nel mondo la lingua italiana, la nostra cultura. I senatori Aldo Di Biagio e Claudio Micheloni si dicono “fiduciosi” che nella prossima legge di Stabilità si possano trovare le risorse. Noi ce lo auguriamo. Ma, con l’aria che tira, consentiteci di avere più di qualche dubbio in proposito.
Rimane l’amarezza di dover ripetere ancora cose già dette. Come se decine di articoli e discussioni infinite fuori e dentro il Parlamento non fossero serviti a niente. Ma ci vuole tanto a capire che la nostra lingua è il nostro petrolio? Come si fa a non rendersi conto che la cultura italiana rappresenta senz’altro una delle eccellenze del made in Italy? Vale lo stesso interrogativo di sempre: a che servono gli Stati Generali della lingua italiana se poi oltre confine togliamo ossigeno proprio a chi fa da ponte, attraverso l’insegnamento e la diffusione della lingua di Dante, tra l’Italia e il mondo?
Datevi una scossa, cari eletti all’estero. Non potete continuare a consentire questo scempio. Si gettano fiumi di soldi in un mare di sprechi quotidianamente e non si trovano i quattrini per gli enti gestori? La spending review di Cottarelli e Company pare non abbia sortito gli effetti desiderati a causa dell’ostilità delle diverse lobby d’affari che hanno cittadinanza tra le aule parlamentari e mantengono privilegi indifendibili; così a farne le spese rimangono i più deboli e indifesi, quelli che non trovano spazio nelle istanze dei propri rappresentanti. Che non sanno capire su quale modello di sviluppo far muovere il Paese.
Se si pensasse con una più ampia visione all’impatto sul turismo della diffusione all’estero della nostra lingua, forse potremmo trovare la quadra tra le giuste esigenze di risparmio e le necessità di una crescita culturale oltre che economica. Dice il saggio: “Chi è, prima o dopo avrà, ma chi non è, prima o dopo perderà quello che ha”. La nostra lingua deve essere difesa e valorizzata: non si può rischiare che si perda nel marasma della nuova Babele della globalizzazione.
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