Abbiamo avuto modo di leggere in questi giorni tanti articoli ed interviste al senatore in pctore Fabio Porta del Partito Democratico, sulla decadenza del Senatore Cario, il quale, in maniera roboante ha definito l’accaduto “il più grande broglio della Repubblica”.
Fabio Porta – per noi al momento ancora non senatore ma ex candidato delle passate elezioni 2018 – così come quasi tutti gli organi di stampa che hanno commentato e riportato la notizia della decadenza da senatore di Adriano Cario, bene farebbero ad approfondire l’argomento ed a non riportare notizie tendenziose e fuorvianti per il lettore.
Tutti e sottolineamo tutti, compresi i Senatori che hanno votato l’ordine del giorno della senatrice PD Malpezzi, sono a conoscenza – o almeno dovrebbero esserlo – che la relazione della Giunta delle Elezioni e delle Immunità Parlamentari, relatrice D’Angelo, (documento ufficiale per tutti) comunicata alla Presidenza del Senato il 25.11.21, ha deliberato di convalidare l’elezione del senatore Adriano Cario.
Tutti e sottolineiamo tutti, senatori compresi, sono a conoscenza o almeno dovrebbero esserlo, che in detta relazione si afferma che le perizie calligrafiche si sono limitate ad una verifica assai circoscritta, peraltro solo a campione, di sole cinque sezioni (su un totale di cento) e quindi su una ridottissima quantità di schede pari a sole 375 su un totale di 70.662!!
Piaccia o no questi sono i dati incontrovertibili verificati e riportati nel documento ufficiale della Giunta del Senato e proposto alla Presidenza del Senato, il resto sono solo chiacchiere, illazioni, congetture ed elocubrazioni mentali.
Il candidato Porta pretenderebbe apoditticamente un travaso automatico di voti dalla lista dell’USEI a quella del suo partito, sulla base dell’attività istruttoria in corso (contro ignoti) della Procura della Repubblica di Roma, ancora coperta dal segreto istruttorio, e sulla base di giudizi prognostici e probabilistici, tali da far ritenere come realistico che tutte le altre cento sezioni non scrutinate, presenterebbero vizi ed irregolarità in proporzione uguale alle cinque sezioni esaminate a campione.
Il candidato Porta, quindi, a distanza di quattro anni dalle passate elezioni, pretenderebbe di riversare sic et simpliciter nella lista del suo partito, il PD, quasi come se fosse una sorte di vaso comunicante destinato a recepire automaticamente i voti determinati con il suo metodo, ovvero basato sul nulla!
Purtroppo per lui, e per tutti quelli che hanno votato l’ordine del giorno Malpezzi, non è così.
Anche chi mastica poco di diritto (ed al Senato ve ne sono tanti che lo masticano bene e molto) sa che tra “giudizio amministrativo” e “indagini penali preliminari” non è ipotizzabile alcuna forma di pregiudizialità, così come sa bene che il giudizio “amministrativo” è naturalmente indipendente da quello “penale”, e tanto più è tale rispetto alle semplici indagini preliminari che precedono il secondo, le quali (indagini preliminari), oltretutto, non potrebbero di per sé rappresentare alcun grado di certezza giuridica, che è prerogativa del giudizio vero e proprio.
Chi mastica il diritto sa ancora che la materia elettorale non si sottrae a quella che la giurisprudenza amministrativa definisce “prova di resistenza”, la quale – qualora siano allegati vizi delle operazioni elettorali suscettibili di generare incertezza sulla corretteza dell’esito della procedura – impone di dimostrare, a garanzia della genuinità del voto, la concreta incidenza delle irregolarità sul totale del risultato elettorale, altrimenti il ricorso che denuncia i vizi o irregolarità è solo “esplorativo” e come tale inammissibile.
Chi mastica il diritto, infine, sa bene che – in forza della suddetta prova di resistenza – nella comparazione tra esigenza di rispristino della legalità ed esigenza di salvaguardia della volontà del corpo elettorale, deve prevalere quest’ultima e che per scongiurare ogni forma di arbitrarietà, è imprescindibile che il giudizio, anche prognostico, posto a base per la decadenza, deve essere basato sulla presenza di elementi certi e consistenti, vale a dire su una prova che vada al di là di ogni ragionevole dubbio.
Noi non ci stancheremo di ripetere che le Sezioni esaminate a campione sono state cinque su un totale di 100, che le schede verificate a campione sono state 375 sull’entità complessiva di 70.662 schede e che il senatore Cario è stato dichiarato decaduto sulla base di questi dati!!
In un primo tempo, forse questi elementi avevano portato la maggiornaza dei senatori a respingere il primo punto dell’ordine del giorno Malpezzi, salvo poi – per ragioni partitiche recondite a noi sconosciute – con estrema superficialità e grande contraddizione votare appena dopo a maggioranza, il secondo punto all’ordine del giorno che prevedeva sempre la decadenza dell’oramai “denigrato e screditato senatore Cario”.
Adriano Cario è stato destituito con inappellabile giudizio (per soli due voti) da quella maggioranza di senatori con la consapevolezza che quei pochi voti contestati non potevano mutare (come non mutano) il risultato elettorale ottenuto dall’USEI che ha superato il PD con oltre 10.000 voti di differenza.
Il Senato deve porre rimedio all’errore fatto, attribuendo il seggio all’USEI, nominando Senatore della Repubblica il primo dei non eletti della lista che corrisponde al nome di Francisco Nardelli e ciò per dare la giusta dignità alla vicenda in parola ed esaltare il senso di Giustizia che è stato mortificato dall’ingiusta decisione assunta dall’Assemblea.
Continua…
Il Presidente Usei Il Segretario G. USEI
On. Eugenio Sangregorio Avv. Vincenzo Carrozzino.