“Bella Italia, amate sponde” recitava Vincenzo Monti nella sua celebre poesia per la liberazione dell’Italia dopo la battaglia di Marengo, ma oggi l’Italia dovrebbe essere liberata da tutti quei lacci e lacciuoli – come disse Guido Carli – che sommettono il nostro Paese.
Oggi amare l’Italia significa vederla finalmente e totalmente unita.
Il Re Vittorio Emanuele II°, esultante, aveva detto a Massimo d’Azeglio: “Abbiamo fatto l’Italia” ma il suo saggio Primo Ministro gli rispose : “Si Maestá, ma ora dobbiamo fare gli italiani”.
Ad un secolo e mezzo da quella dichiarazione stiamo ancora discutendo su un’Italia del nord, del centro e del sud : é ora che gli italiani di oggi, finalmente e decisamente, uniscano queste tre parti del territorio iniziando con il collegare la Sicilia alla Calabria mediante quel famoso ed agognato Ponte sullo Stretto.
I giapponesi hanno collegato alcune loro isole con ponti di una struttura ed un impegno ammirabili, ma gli italiani non sono forse capaci di costruire un ponte? Ingegno e intelligenza uniti ad una fantasia costruttiva non mancano certamente, anzi, non siamo forse i promotori del famoso detto: “Italians do it better”?
É dunque l’ora di unire questa parte del sud Italia per approfittare dei benefici che tale costruzione potrá apportare in tutti i sensi: dalla ferrovía ad alta velocitá Roma-Reggio Calabria ai commerci, alle attivitá industriali, culturali, turistiche ed anche ai politici.
Si, politici in quanto unire la Sicilia alla Calabria potrá significare la creazione per quest’ultima della sesta “Regione a Statuto Speciale” e con ció una vera, sperata crescita del sud che consentirebbe lavoro sul posto senza piú ricorrere a quella continua emigrazione verso il nord; al contrario, si creerebbero attivitá che potranno attirare le giovani generazioni verso un indefettibile territorio di una Italia che in tutto il suo “ego” e la sua straordinaria capacitá potrá emergere da uno stato di “sonnolenza storica” in attesa di un qualcosa che smuova i politici da un ancestrale torpore.
Grazie al “Recovery plan” e ad una augurabile semplificazione burocratica si potrá veramente porre una “mano alla opera” che sará ricordata in futuro come una storica rinascita del Paese in un periodo avversato dalla pandemia ma che la volontá e la determinazione dei politici di questo periodo, ha superato con un brillante spirito di ricrescita per tornare a chiamarla “Bella Italia, amate sponde”.
On.le Eugenio Sangregorio