Come abbiamo visto sui telegiornali e i media di tutto il mondo il Venezuela sta affrontando uno dei momenti più difficili della sua storia:
Come abbiamo visto sui telegiornali e i media di tutto il mondo il Venezuela sta affrontando uno dei momenti più difficili della sua storia: lo hanno anche dimostrato già molti paesi del mondo, come l’Argentina, che ha denunciato e condannato ufficialmente questa situazione drammatica, con morti e mancanza di un governo eletto dal popolo.
In Venezuela, dopo la II Guerra Mondiale hanno emigrato oltre 250.000 connazionali. È una dei flussi emigratori più grandi della nostra storia contemporanea e, per questa ragione, la comunità italiana nel paese dei Caribi è molto più unita all’Italia: è un’emigrazione recente, anche se sono già decine di migliaia gli italiani fuggiti da Caracas, Maracay o Maracaibo, senza contare le centinaia di italiani che sono stati sequestrati e uccisi da una delinquenza estrema. Non possiamo che essere solidali con i nostri italiani, intrappolati da un regime totalitario partito nel 1999 con il “chavismo”. Il regime ha infranto ogni regola democratica come quest’ultimo affronto, con le false elezioni di un’assemblea costituzionale, senza permettere l’entrata di nessuna delegazione straniera che abbia potuto vidimare questo atto elettivo.
L’USEI quindi si unisce al coro democratico contro questo pugno alla democrazia, alle regole istituzionali, sentendosi solidale con il popolo venezuelano che, sulle strade o sulle piazze, continua a protestare pacificamente sfidando le armi di un regime. Gli italiani in Venezuela sono una forza lavorativa estremamente importante. Come simbolo dell’eccezionale lavoro italiano in Venezuela vogliamo ricordare soltanto uno dei grandi uomini come Filippo Sindoni, sequestrato e ucciso 10 anni fa a Maracay, dove aveva la più grande fabbrica di pasta del paese, un canale televisivo ed una ditta di costruzioni. Sono stati, negli ultimi tempi, innumerevoli gli SOS di italiani denunciando una situazione insostenibile che si sta vivendo in Venezuela.
Trascriviamo questo articolo de “Il Fatto Quotidiano” pubblicato quest’anno per capire la situazione in quale si trova la nostra comunità in Venezula firmato dal giornalista Flavio Bacchetta.
Eugenio Sangregorio
“ Il tracollo economico che affligge la nazione leader di Alba (Alianza bolivariana para América Latina y el Caribe) minaccia anche la comunità italiana, la seconda, dopo la Spagna, di radice europea residente in Venezuela. Un’emergenza economica, sanitaria e sociale, che colpisce inevitabilmente il ceto medio-alto che la contraddistingue.
Svalutazione e farmaci Dal 2013, anno in cui il delfino di Hugo Chàvez, Nicholas Maduro, fu insediato al governo dopo la morte del suo predecessore, la moneta nazionale, il Bolivar (Bs), è coinvolto irreversibilmente in una spirale svalutativa che va di pari passo all’inflazione, fibrillata al 720%, per scendere poi tra 550 e 650%.
Il cambio ufficiale è però di circa 11 Bs per un euro. Questa enorme differenza, ha falcidiato le pensioni dei nostri connazionali in regime contributivo, condivise tra INPS ed ente previdenziale venezuelano. Difatti l’ente italiano, sul minimo riconosciuto di 27.000
Bs, calcolando un equivalente di 2700 Usd o 2500 Eur, integrava al malcapitato la quota irrisoria di 8 dollari.
Solamente lo sforzo dell’ambasciata italiana a Caracas, riuscì a modificare la cifra, in base al cambio statale intermedio. Ora 27.000 Bs sono divisi per 630, pari a 43 euro. Di conseguenza, dall’1 gennaio 2017, l’Inps riconosce al pensionato un’integrazione più congrua, 400 – 600 euro, secondo i parametri contributivi. Così facendo, anche una pensione minima di 400 euro, può essere convertita in una cifra largamente superiore alla media nazionale, considerando che un Prof universitario non prende più di 100.000 Bs. mensili. Il problema sanitario rimane il nodo scorsoio del Paese e della nostra comunità, che il registro ufficiale Aire (Associazione italiana residente esteri) quantifica in 160.000 residenti. In realtà, calcolando il resto della cittadinanza italo-venezuelana, includendo anche coloro senza doppio passaporto, il totale oscilla tra uno e due milioni, il 5% circa dell’intera popolazione. La sanità pubblica era un vanto ai tempi di Chàvez, finanziata dai proventi petroliferi, quando il greggio viaggiava a quota 120 al barile, in sintonia con l’economia intera. Con il crollo al minimo storico di 42 dollari, risalito poi a 50, in contemporanea con l’estrazione statunitense dai nuovi pozzi texani, il servizio sanitario ha subito in maniera drastica la crisi generale.
L’allarme destato dai decessi di un nostro funzionario e due familiari per mancanza di coagulanti e l’attuale penuria del Paese, han portato a un’interrogazione parlamentare de l’on. Casini, in seguito al rifiuto del governo venezuelano di permettere l’entrata di un container di medicinali dall’Italia. Caracas nega che vi sia in atto un’emergenza sanitaria. Una situazione simile a quella brasiliana, dove fare una risonanza in strutture pubbliche anche in regime di pronto soccorso, può portare ad attese di 6/8 settimane, mentre in clinica è immediata, al costo di 650 Reais, circa 200 euro.
La recrudescenza criminale per le strade, ha riportato Caracas indietro nel passato pre-Chàvez.
È stato ucciso, durante una rapina nella sua abitazione, un nostro diplomatico; agguati continui, di cui è stato oggetto anche il nostro ambasciatore. Il fattore cruciale che espone in maniera negativa la comunità italiana agli occhi delle autorità, è la simpatia di una larga maggioranza (il 90% pare) per l’opposizione. Antonio Ledezma, sindaco della Gran Caracas, e figlio d’immigrati salernitani, è, dopo Lopez, il detenuto politico più celebre. Brigitte Mendoza, studentessa venezuelana che aveva consegnato a Bruxelles una petizione a denuncia di violazioni dei diritti umani, è stata arrestata al suo rientro, e rinchiusa in un carcere militare, con l’accusa gravissima di terrorismo. Legali e familiari non possono per ora avvicinarla.
Interrogativi inquietanti
La restrizione dei diritti civili, e le incarcerazioni di massa, sono effetti collaterali dello “stato d’eccezione” che il governo ha dovuto proclamare a causa degli scontri che hanno causato decine di morti tra polizia e dimostranti nel 2014, i cosiddetti ‘guarimbas’, provocati anche dall’indebita ingerenza dell’Oas (Organizzazione Stati Americani) di patrocinio USA, e dell’Onu stesso. La gravissima crisi economica che sta attanagliando il paese, e la conseguente mostruosa inflazione, causate non solo dal crollo del crudo, ma anche dal mercato nero e dal sabotaggio dei grandi distributori di derrate alimentari, sta colpendo duramente le imprese italiane, verso le quali il governo è insolvente per la cifra iperbolica di quasi tre miliardi di dollari. Le classi disagiate, che Chàvez aveva emancipato dall’analfabetismo e dalla fame, fornendo loro anche assistenza sanitaria gratuita, stanno ritornando alla miseria di un passato non troppo lontano nei ricordi.
Tra Italia e Venezuela, i rapporti van deteriorandosi, dopo la mozione di Casini approvata dal Parlamento, e il recente intervento di Alfano. Segnali che non fanno presagire nulla di buono, rischiando divanificare la posizione super partes di Federica Mogherini, che nel 2014 ha cercato di spegnere i focolai di tensione tra governo e opposizione, e l’incontro di Papa Bergoglio con Maduro di ottobre 2016.Se gli sforzi diplomatici di questi giorni dovessero fallire, i nostri connazionali rischierebbero di pagarne lo scotto duramente.
Flavio Bacchetta (Il Fatto Quotidiano)