Dopo tanti anni di governi populisti di destra o sinistra, diversi tipi di autarchia, scoop di origine mafiosa o, almeno, corrotta, l’Argentina si accinge all’apertura al mondo
Dopo tanti anni di governi populisti di destra o sinistra, diversi tipi di autarchia, scoop di origine mafiosa o, almeno, corrotta, l’Argentina si accinge all’apertura al mondo. L’atteggiamento è completamente diverso, scaturito da un governante che cerca di ricucire ferite sociali, politiche ed economiche estremamente profonde. Dopo l’escalation delle privatizzazioni marca Menem o gli esoneri stampo CFK, la popolazione argentina si è abituata a non pagare la luce e il gas, a lavorare il meno possibile, tanto c’é papá Stato che provvede a tutto. Con un imprenditore al governo abituato ad altre strategie, l’Argentina visita i paesi per fare affari e convoca blocchi economici a dialogare. É il caso del Foro Argentina-UE organizzato da EuroAmerica all’Hotel Alvear svoltosi il 1° e 2 giugno. Hanno esposto specialisti, economisti, diplomatici (anche la nostra Ambasciatrice Castaldo) ed uno dei principali argomenti, è stata la trasparenza giuridica, fattore fondamentale per possibili investimenti stranieri. Oggi, nel mondo dei business non c’é spazio per i doppi discorsi, per le mazzette o le strizzate d’occhio. I maggiori investitori al mondo, oltre ai soliti sassoni, sono ora gli orientali. Cina e Giappone fanno il loro gioco sapendo che sono i principali creditori di bond USA, mentre Germania e tutti i biondi del nord europa, più i latini del vecchio continente, vogliono avere garanzie solide per portare avanti investimenti solidi. I grossi trust mondiali, prima di firmare un business planning vogliono avere la sicurezza giuridica di poter inserire appalti con un minimo di 30 anni di rimborsi. Quando una grossa compagnia svedese o cinese viene ad investire fuori dalle loro frontiere, vuol sapere assolutamente tutto: sapere di quanti scioperi saranno vittime, quanto si paga all’INPS locale, che capacità di know how puó avere un impiegato locale e quanto si dovrá pagare di mazzette! In base a questi dati si porterà avanti meticolasemente tutto il progetto che avrà i risultati già visualizzati.
Mauricio Macri è un imprenditore che sa come si crea lavoro, come si devono pagare le tasse e come si deve gestire un’amministrazione efficiente. È per questo che, negli ultimi tempi, ha deciso di girare il mondo alla ricerca di mercati. Se pensiamo che il Cile ha firmato, negli ultimi 20 anni, ben 75 TLC (Tratado de Libre Comercio) con altrettanti paesi, scopriamo il perché, dal 1980 ad oggi, è il paese con maggior crescita del continente e, assieme all’Uruguay, il paese con maggior entrata pro-capite e meno rischio-paese. A livello continentale vediamo un Brasile con seri problemi giudiziari per una grossa fetta del mondo politico, una Giustizia indipendente e funzionante, ma con pesanti perdite di fette di mercato. Fra le sorprese più piacevoli ci sono Perú e Paraguay, due paesi con un grosso potenziale di crescita e governi agili e pragmatici, mentre troviamo in Venezuela, Ecuador e Bolivia quelle vecchie remore della rivoluzione bolscevica. L’Europa sta vivendo momenti difficili, con un Euro che perde punti, un Brexit recente ed alcuni paesi a rischio di uscita dall’area Euro. Il motore è sempre la Germania che, fra l’altro, possiede la maggior parte dei bond di tutto il continente: ma stenta a sostenere questo peso enorme. L’invasione islamica è in corso e nessuno riesce a frenarla e l’Europa ha quindi bisogno di alleati di peso per sussistere. L’America Latina può diventare quindi una risorsa immensa per l’UE, aldilà dal fatto che è un’enorme riserva d’acqua, argomento di grossi scontri nei prossimi decenni.
Questa politica di apertura, cara molta anche al Presidente dell’USEI che ha partecipato al Foro, ci ha spinto a fargli qualche domanda.
D. Cosa le sembra questa iniziativa del governo Macri?
Sangregorio: Dalla sua assunzione il Presidente Macri ha dato chiari segnali di apertura al mondo e, credo, anche come USEI, che sia questo l’unico cammino da percorrere. Senza buone politiche di interscambio commerciale e ricerca di nuovi mercati, oggi come oggi, in questo mondo cosí competitivo, è impossibile progredire. Quindi sono assolutamente d’accordo in questa direzione. Bisogna aprire mercati e soprattutto fare un’apertura verso l’UE.
D. Perchè l’UE?
Sangregorio: perchè in Argentina siamo tutti discendenti di europei. Perchè l’Europa è un blocco economico eccezionale, perchè abbiamo tanti gusti in comune, perché la pasta, la paella o lo strudel fanno parte delle nostre tradizioni ed i nostri costumi, insomma, c’é molta più affinità con l’Europa che con altre zone geografiche. Inoltre non possiamo dimenticare che il vecchio continente, dalla nascita dell’UE, è diventata un giocatore fortissimo nel mondo. E noi siamo europei, c’é affinità.
D. Come vede l’attuale situazione dell’Italia nei confronti dell’Argentina? Dal punto di vista economico soprattutto
Sangregorio: l’Italia, dopo tanti anni, ha mostrato di nuovo interesse nell’America Latina. Non per nulla è venuto, dopo tanti anni, il Presidente Mattarella accompagnato dal Ministro degli Esteri e da oltre 40 imprenditori italiani. Il nostro paese si era proprio addormentato e si è svegliato tardi. Altri paesi, come la Germania, Francia o Spagna, non hanno mai abbassato la pressione sul settore dell’interscambio. Avevamo banche come la BNL o la Banca Commerciale Italiana che, oltre 10 anni fa, hanno deciso di abbandonare questo continente, lasciando tutto il campo alle grosse banche spagnole come BBVA o Santander, anche le canadesi come Scotia. Oggi non abbiamo neanche una banca italiana in Sudamerica: grosso sbaglio: i tempi sono sempre piú stretti e dobbiamo agire subito su questo campo. Bisogna riportare il credito italiano in America Latina. Sul versante strettamente imprenditoriale, le uniche ditte che hanno sempre creduto in questo continente sono state le nostre big come FIAT o Pirelli. Sappiamo benissimo che due holding come queste non fanno buchi nell’acqua. Se continuano qui con forza, come la Pirelli che ha il 30% del suo fatturato, è ovvio che in Sudamerica c’é tanto da fare.
D. Secondo lei, quale sarebbe la prioritá d’azione italiana in questo continente?
Come ho sempre sostenuto, da decenni, in Argentina si devono sviluppare meglio le PMI (Piccole e Medie Imprese). Questo é il vero e proprio motore produttivo italiano in particolare ed europeo in generale. Secondo un rapporto del Dipartimento Politiche europee della Presidenzaa del Consiglio, le PMI rappresentano, in Europa, il 98,99% del tessuto connettivo, di conseguenza, nessuna politica mirata a stimolare la competitività del vecchio continente può prescindere dai problemi specifici e dalle peculiarità economiche di tali realtà imprenditoriali. L’America Latina ha bisogno di know how su questo versante che, nel nostro paese, é una realtá incontrastabile. Dagli anni ’90 ho sempre chiesto ai nostri politici, italiani e argentini, di realizzare una politica di integrazione sul settore PMI. Se appunto l’Italia é un esempio mondiale per quanto riguarda le piccole e medie imprese, chi meglio puó aiutare l’Argentina? Un altro mio sogno che faró realtá con l’USEI dal Parlamento Italiano, é la creazione di un Polo Produttivo Italo Argentino. Come hanno fatto gli americani a Sillycon Valley sul settore della tecnologia e l’informatica, noi vogliamo costruire un grande centro di produzione ed elaborazione in Argentina. L’Argentina ha le materie prime, l’Italia il know how: é una sinergia ideale per concentrare la produttivitá. I prodotti saranno “Made in Argentina come in Italia”. Questo centro dará lavoro a migliaia e migliaia di italiani e argentini e permetterá l’elaborazione di prodotti finiti, quindi con sostanziale valore aggiunto. Ad esempio, invece di esportare animali in piedi o carne tagliata e surgelata, si potrá esportare carne elaborata pronta da mettere sul microonde ed essere consumata. L’obiettivo é portare prodotti italo-argentini alle gondole dei supermercati di tutto il mondo, partendo dai porti italiani. É la miglior forma di portare benessere ai due paesi.
D. Come vede il panorama globale dell’America Latina per quanto riguarda la costruzione della credibilità e possibili investimenti dell’UE?
Sangregorio: Sono assolutamente d’accordo con la linea scaturita da questo seminario. Senza garanzia giuridica l’UE non investe. L’Unione Europea ha dimostrato che, aldilá delle grosse assimetrie esistenti, fa compiere norme specifiche. C’é uniformità di criteri, ci sono regole che si compiono. Si tratta di paesi abituati geneticamente al rispetto delle regole, almeno in linea generale. L’UE, per sentirsi sicura, dovrà avere risposte sicure da parte dei paesi che possano essere ricettivi in investimenti europei. Lo vediamo con il Cile e l’Uruguay, dove l’UE investe molto di più che da noi, almeno proporzionalmente, per il semplice fatto che c’è più sicurezza giuridica.
Sicuramente questo foro, come altre iniziative recenti del governo argentino, sta marcando un prima e un dopo della gestione statale. Le nostre speranze, come quelle di tutti coloro che abitano in Argentina, sono tante. Speriamo proprio di non deluderci di nuovo.