Con Mattarella tra Argentina e Uruguay
13 maggio, ore 15.30 – Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sale a bordo dell'elicottero presidenziale che lo riporta al Quirinale. Il viaggio è proprio finito. Ma non sarà l'ultimo appuntamento nel verdissimo Canada a fine giugno.
Il presidente Mattarella rientra in Italia
12 maggio 22.56, ora italiana – Come era iniziata così si sta chiudendo la visita del presidente Mattarella in Sudamerica: con l'entusiasmo degli Italo-uruguaiani. Visita alla casa degli italiani a Montevideo. Sono 150 mila gli iscritti all'Amore e hanno diritto di voto. Ultimo appuntamento di Mattarella: scuola italiana di Montevideo. Ci saluta la lupa…
12 maggio, 17.44 ora italiana – La casa di Garibaldi, da pensioncina a museo nazionale – L’hanno visitata Scalfaro, Ciampi e Prodi, e anche per Mattarella è stato un appuntamento ineludibile. La casa di Garibaldi, nella Ciudad Vieja di Montevideo, ora trasformata in Museo Storico, rappresenta una dei massimi simboli della presenza italiana nella storia dell’Uruguay. A dire il vero, però, quando l’Eroe dei Due Mondi giunse a Montevideo nel 1842, con la moglie Anita e figli, era poverissimo e solo poté affittare una stanza in quello che era allora una pensioncina della Calle 25 de Mayo. Per decenni, inoltre, l'edificio finì in mano di privati, che addirittura vi avevano aperto un negozio di generi alimentari. Solo nel 1957 un gruppo di argentini, uruguaiani ed italiani emigrati simpatizzanti della massoneria, raccolsero il denaro per ricomprare la casa, battezzarla con il nome di 'Tempio laico della liberta' e donarla al Museo storico nazionale uruguayano'.
La cucina della casa di Garibaldi
12 maggio, 14.53, ora italiana – Laicità uruguayana: niente Madonna sulla Rambla – A dimostrazione che l’Uruguay è una democrazia antica, vivace e autenticamente laica, ieri sera il Consiglio Comunale di Montevideo ha respinto per maggioranza semplice un progetto per istallare una statua della Madonna sul lungomare della capitale. A nulla sono valse le proteste della Chiesa cattolica, che ha ricordato che sulla Rambla ci sono già statue di Confucio, Ghandi o Yemanyà –la madre di tutti gli Orishas, gli spiriti della religione sincretica afro-americana- per i membri del Consiglio la grande croce istallata nel centro della città per ricordare la visita di Giovanni Paolo II nel 1987 basta e avanza come simbolo pubblico della comunità cattolica locale.
La grande croce che ricorda l’unica visita di un Papa a Montevideo
12 maggio 14.24, ora italiana – Il calcio, passione nazionale dal Penarol al Nacional – “Ci sono paesi con un numero di calciatori che supera tutta la nostra popolazione nazionale, ma nessuno che ne abbia più di noi in proporzione, o in qualità”: questa categorica affermazione di Oscar Tabarez, DT della nazionale uruguayana di calcio dal 2006, dimostra l’orgoglio e la passione, quasi patologica, con la quale questo piccolo paese di 3 milioni di abitanti vive il rito nazionale del futbol. Qualche cifra aiuta a capire quello che intendeva dire El Maestro Tabarez: l’intera seria A del calcio locale conta con 16 squadre, che appartengono nella quasi totalità alla sola Montevideo (1,3 milioni di abitanti), e che comprendono i due giganti del calcio locale, Nacional e Peñarol, ambedue con forte proiezione internazionale, a livello regionale e mondiale. Il numero di giocatori locali promossi nelle più grandi squadre del mondo, a partire dal Pistolero Luis Suarez nel Barcellona, è davvero impressionante. E molti sono pronti a giurare che la data più gloriosa nella storia del paese è stata quella della sconfitta per 2 a 0 del Brasile nella finale del Mondiale del 1950, il mitico maracanazo che ancora oggi è leggenda viva. Passione che infatti raggiunge l'apice nell'amore incondizionato per la mitica "celeste", la gloriosa nazionale dell'Uruguay.
Lo Stadio Centenario, altare maggiore del calcio uruguayano
12 maggio, 12,15 ora italiana – In attesa di scoprire insieme al presidente Mattarella la casa di Giuseppe Garibaldi, Montevideo – come peraltro Baires – ci regala splendidi murales come questo
12 maggio, ore 05:00 – Una cucina un po’ uruguaiana, per noi che veniam da Genova
Buongiorno da Montevideo. Mentre il presidente Mattarella sta per concludere la sua visita in Sudamerica, noi cerchiamo di scoprire se l'Uruguay ha mantenuto le tradizioni culinarie italiane. Ed è così. Dalla pizza alle fabricas de pasta che producono gli inevitabili ravioli e agnolotti per il pranzo familiare della domenica, Montevideo è una città gastronomicamente italiana, ma solo un genovese potrà apprezzare la presenza di due specialità prettamente liguri che risultano ben più facili da trovare qui che in qualsiasi altra regione italiana. La prima è la farinata di ceci, preparata in ogni forno della città e chiamata ancora con il suo nome in lingua genovese: la fainà. Si può chiedere alta e oleosa (del centro) o sottile è croccante (de orilla). La seconda è la cima ripiena alla genovese, che in Uruguay è però diventata matambre, cioè mata hambre, letteralmente ammazza fame, ma ha mantenuto la ricetta originale, la stessa descritta come rituale e in zeneise stretto da De André nella sua bellissima “A çimma”
Ed ecco il Canario Luna cantando il più famoso pezzo di Jaime Roos
11 maggio, 22:45 ora italiana – Murales a Montevideo
11 maggio, 17,20 ora italiana – L'omaggio a Mattarella di immigrati italiani di Trieste
11 maggio, 17 ora italiana – Mattarella con il presidente dell'Uruguay
11 maggio, 14,41 ora italiana – Buongiorno dall'Uruguay. Siamo nella capitale del piccolo stato sudamericano. Per capire la psicologia di Montevideo, bisogna scendere sul lungomare. E’ lì che si snoda La Rambla, il lungo viale di oltre 22 chilometri che percorre tutta la capitale, dal porto e la Ciudad Vieja fino al su estremo orientale, nel quartiere di Carrasco. Oltre ad essere un importante asse per la circolazione automobilistica, La Rambla è anzitutto lo spazio sociale per antonomasia dei montevideani. C’è chi fa jogging, chi passeggia con il cane, chi improvvisa una partita di calcetto su una delle sue spiagge, tutte pubbliche ed aperte, e chi invece si intrattiene con gli amici, munito dell’accessorio essenziale per ogni interazione sociale in Uruguay: l’onnipresente mate, una infusione di una pianta tipicamente sudamericana.
10 maggio, 23,41 ora italiana – Mattarella in Uruguay. Tramonto spettacolare all'aeroporto di Montevideo
10 maggio, 18,12 ora italiana – La scuola italiana più a sud del mondo. La Dante Alighieri di Bariloche
IL VIDEO
10 maggio, 15,42 ora italiana – Bariloche e il fantasma di Priebke. "Una persona stimata, un professore stimato. Qui da noi è sempre stato corretto". Così il tassista che ci porta all'albergo ricorda Erich Priebke. Qui a Bariloche tutti lo conoscevano. Non abbiamo nessuna difficoltà a farci indicare la casa dove l'ex gerarca nazista, condannato all'ergastolo come pianificatore ed esecutore della strage delle Fosse Ardeatine, ha vissuto tranquillamente per quasi 50 anni con la moglie e i due figli. Il figlio Jorge vive ancora qui, nella stessa casa di sempre. Un'abitazione modesta nel centro di Bariloche. Ma per questa cittadina della Patagonia si tratta del passato e anche il clamore mediatico di qualche anno fa è lentamente evaporato su una vicenda lontana sia nel tempo che nei luoghi.
10 maggio, 14.06 ora italiana – Buongiorno da Bariloche, Patagonia. No, Bariloche non è solo il posto dove visse tranquillamente per tanti anni Erich Priekbe. E' una splendida località montana in Patagonia ai confini del Cile. Oggi il presidente Mattarella, dopo una gita sul lago Nahuel Huapi' visiterà la scuola italiana Dante Alighieri (ebbene sì, anche quaggiù c'è una scuola italiana!) e poi la scuola di Stato Invap dove è in corso un importante progetto italo-argentino di cooperazione satellitare.
9 maggio, 19.53 ora italiana – Bariloche, un po' Saint Moritz un po' Belluno – E' vero, è stata la terra dove si nascose per decenni Erich Priebke e a tratti sembra quasi una St. Moritz sudamericana. Ma 'San Carlos de Bariloche', la città dove è in visita il presidente Sergio Mattarella, è anche molto italiana, in perfetta sintonia con il resto di tante altre città, di fatto quasi tutte, del Paese. Siamo all'estremo sudoccidentale della provincia del Rio Negro, nella splendida Patagonia argentina. Il nome di questo centro invernale è in tutto il Sudamerica – i brasiliani la amano – sinonimo di montagne, laghi e tanto sci. La città è legata agli emigrati italiani arrivati fin dai primi anni di vita di Bariloche, fondata ufficialmente nel 1902. Su tutti gli 'emigrantes' che scelsero il cuore della Patagonia quale destino spicca Primo Capraro, bellunese nato nel 1875 che dopo aver provato fortuna in Europa (Svizzera, Germania, Inghilterra) e in America Latina (Perù e Cile), arrivò in Argentina, prima a Mendoza e poi a Neuquen, attratto dalle voci su giacimenti d'oro. Proprio in quegli anni, Capraro chiamò dall'Italia i suoi paesani, ragione per la quale i primi emigrati del Bel Paese nella zona sono veneti, quasi tutti appunto di Belluno. Messo da parte il sogno dell'oro, capì che il vero filone da sfruttare era il legname. Così mise su due segherie che poi segnarono il suo avvenire. E' stato costruttore, e infatti fece tutte le prime case di Bariloche. Ma fu anche proprietario del primo albergo della città che si chiamava, non è difficile indovinarlo, 'Hotel Italia'. E ancora: agente consolare del Bel Paese da quelle parti e giornalista, corrispondente di La Nacion e di 'La Patria degli Italiani', e sindaco della città. . Passarono gli anni e nel 1921 fu fondata l'Associazione Italiana di Mutuo Soccorso Nuova Italia, anche se Capraro, che morì suicida nel 1933, non fu tra i fondatori. La storia di vita dell'imprenditore 'bellunese-patagonica' viene ancora oggi ricordata in Argentina, tra l'altro da Tribuna Italiana, antico quotidiano della comunità a Buenos Aires diretto da Marco Basti
9 maggio, 14.45 ora italiana – Tutti in piedi a Buenos Aires. Al teatro Coliseo si canta Fratelli d'Italia, e gli Argentini conoscono l'inno per intero. Emozionante. Ora si corre in Parlamento dove Mattarella terrà un discorso. Poi si vola a Bariloche, Patagonia!
8 maggio, 23.34 ora italiana – Aspettando Mattarella al Coliseo, il teatro degli italiani a Baires. Si parlerà di emigrazione.
8 maggio, 22.08 ora italiana – "Italia e Argentina – ha detto il presidente Sergio Mattarella al termine del colloquio con il presidente argentino Mauricio Macri – sono Paesi più che amici, sono Paesi fraterni e la "collaborazione reciproca oggi ha ripreso slancio e noi faremo di tutto perchè cresca ancora in maniera intensa. Italia e Argentina sono Paesi il cui legame è unico al mondo".
8 maggio, 21.05 ora italiana – Dalla Casa Rosada si trasmettono foto presienziali in tempo reale. Ma oggi le più fotografate sono state la "first lady". Juliana Awada, moglie del presidente Mauricio Macrì e Laura, la figlia di Sergio Mattarella. Laura spesso accompagna il padre presidente nelle visite di Stato
8 maggio, 17.59 ora italiana – 'Casa Rosada', presidenza argentina, impronta italiana. Il 'Made in Italy' non esisteva ancora, ma la sostanza è quella: la Casa Rosada, sede della presidenza argentina, ha una forte impronta italiana. Sono stati molti gli artisti emigrati dalla Penisola che nel corso degli anni hanno lavorato alla 'Rosada'. Nessun dubbio sul nome più noto: l'architetto di Ascoli Piceno Francesco Tamburini, giunto in Argentina nel 1881, al quale il presidente Luis Saenz Pena chiese di occuparsi della costruzione di una serie di edifici a Buenos Aires, tra cui il celebre teatro Colon.
In quel periodo si stava impostando l'assetto urbanistico della città e si puntava alla costruzione di grandiosi edifici pubblici per dare un tocco neorinascimentale alla capitale. Il Tamburini è quindi considerato 'il padre della Rosada', visto che elaboro' anche il progetto definitivo dell'edificio. Al suo nome e' legato anche il grande arco trionfale al centro del palazzo che unì la vecchia sede delle Poste con quello che in quel momento era la sede del governo. E d'altra parte, nel 1910, per il primo centenario dell'indipendenza argentina, l'Italia donò al paese una lapide in marmo e bronzo per abbellire l'imponente scala della 'Casa'. Il ritrattista di origini lucchese Luigi de Servi, emigrato a sua volta nel 1884, eseguì successivamente la decorazione del soffitto del Salon Blanco (sala presidenziale). Poi fu il turno dello scultore palermitano Ettore Ximenes, il quale alla fine dell'Ottocento costruì il 'busto della Patria' del Salon Blanco, realizzato con marmo di Carrara. La caratteristica più appariscente dell'edificio (il rivestimento esterno rosa) è probabilmente dovuta al fatto che nell'800 molti edifici della città erano dipinti con calce e sangue bovino per aumentarne la resistenza alla pioggia e l'umidità: ottenendo così il caratteristico color 'rosado'.
8 maggio 15.57, ora italiana – Targa su un marciapiede di Baires in ricordo donna 'desaparecida'. Nome italiano. Ferita ancora aperta in Argentina
8 maggio, 12.23 – ora italiana – Ancora pioggia sul rio de la Plata nel secondo giorno della visita del presidente in Argentina. Sergio Mattarella dopo essersi congratulato nella notte con Macron per una vittoria che deve rilanciare l'Europa, oggi si appresta a incontrare il presidente Mauricio Macri alla casa Rosada. Ma prima c'è tempo per un primo contatto con la comunità italiana del Paese sudamericano. Appuntamento alla scuola italiana Cristoforo Colombo.
8 maggio – No. Mattarella non è andato alla "bombonera".
Ma noi sì. Forza Boca! Immenso Maradona!
7 maggio, 23.58, ora italiana – Mattarella a madri Plaza de Mayo, 'verità non si arresta'
7 maggio 21.46 – ora italiana – Il muro del Parco della Memoria. Novemila nomi per non dimenticare
7 maggio 21.40 – ora italiana – Eccoci al Parco della Memoria. Qui si ricordano le atrocità dei militari. Piove in attesa di Mattarella
7 maggio 19.00 – ore italiana – Lo sapevate che anche il nome Buenos Aires sarebbe di origine italiane? Più precisamente dalla Sardegna. Viene tradizionalmente collegato al Santuario di Nostra Signora di Bonaria, che si trova presso Cagliari. Secondo la leggenda, infatti, sarebbero stati proprio alcuni marinai sardi, partiti da Cagliari, a raggiungere per primi la costa sudamericana nel punto dove fu fondata la città, a cui avrebbero posto il nome di Buenos Aires in onore del santuario da essi venerato in patria. Il culto della cagliaritana Madonna di Bonaria, una volta diventata la catalana Madonna di Bon Aire, si è diffuso nella Spagna e in particolare a Siviglia con la nuova denominazione castigliana di Nuestra Señora de los Buenos Aires. Non solo, ma proprio sotto la protezione e col nome di questa Madonna fu nel 1536 fondato dallo spagnolo Pedro de Mendoza quello stanziamento nell'America meridionale, che finirà col diventare la odierna capitale dell'Argentina Buenos Aires e in seguito anche una omonima città della Colombia e un’altra di Costa Rica… Detto in altre parole, il nome di Buenos Aires capitale dell’Argentina è derivato dal nome della Madonna di Bonaria venerata dai Cagliaritani e dai Sardi.
Papa Francesco durante l'atto di affidamento alla Madonna di Bonaria, Patrona della Sardegna,
dopo aver celebrato la messa davanti alla basilica della Signora di Bonaria (ARCHIVIO)
7 maggio 15.56, ora italiana – Lo sapevate? In Argentina c'è un'automobile che a molti fa ancora paura. O meglio, un modello preciso di un determinato colore, il verde scuro. Si tratta della Ford Falcon, una berlina prodotta per quasi trent'anni in Argentina e che fu usata dagli "squadroni della morte" del regime per compiere i sequestri di persona. I tristemente famosi "desaparecidos" (gli scomparsi) sudamericani.
A Buenos Aires e non solo l'avvicinarsi di una Ford Falcon verde scuro, naturalmente priva di Targa, provocava sgomento negli anni delle giunte militari e cioè dal 1976 al 1983. Di molti desaparecidos non si seppe mai nulla. Di molti altri si venne a sapere che erano stati detenuti illegalmente in campi di concentramento segreti, quasi sempre torturati e poi assassinati. Vedere una Ford Falcon verde scuro di notte nei pressi della propria abitazione era veramente un brutto segnale. Eppure la vettura, a dispetto della fama mortale guadagnata con migliaia di sequestri, ebbe un successo clamoroso. Ne furono costruite ben sei serie, dal 1962 al 1991 e oggi sono collezionate come auto storiche.
7 maggio 11.20 ora italiana – Le torture e gli stupri nella Scuola Meccanica – Nella giornata di Mattarella dedicata ai "desaparecidos" e agli orrori compiuti dalle giunte militari è restata fuori dal programma, per ragioni di tempo, l'Esma , la scuola per la formazione degli ufficiali della marina argentina di Buenos Aires. Decisamente uno degli edifici più lugubri di Buenos Aires, simboloi della Guerra sporca e delle brutalità disumane compiute dai militari tra il 1976 ed il 1983. Qui passarono più di 5.000 detenuti, solo pochi sono sopravvissuti, più del 90% sono scomparsi (i famosi desaparecidos). In questa fabbrica di morte, dopo giorni di orribili torture e inumane umiliazioni (tutte le giovani donne venivano stuprate più volte, anche da più militari contemporaneamente), i detenuti venivano infine preparati per le esecuzioni, annunciate come il trasferimento ad un carcere normale. Venivano loro fatte delle iniezioni per sedarli, spacciate per un vaccino. Alcuni venivano fucilati e poi cremati, altri venivano caricati su aeroplani militari e gettati nudi nell'oceano Atlantico al largo del Rio della Plata. .A molti veniva prima squarciata la pancia affinché gli squali facessero il loro lavoro di pulizia. Niente doveva restare. Gli errori commessi in Cile da Pinochet non dovevano essere ripetuti. La giunta cilena aveva ucciso e massacrato quasi alla luce del sole. In Argentina sarebbe stato diverso. Oggi la scuola Meccanica della Marina è un museo per la memoria dei crimini della dittatura.
Policia italo-argentina di scorta a Mattarella
7 maggio – Si inizia subito con una tappa "dura": visita al "Parque de la Memoria", monumento ai "desaparecidos" e all'ex scuola Meccanica della Marina, famigerato centro di detenzione durante la dittatura argentina. "Nostra signora degli immigrati". Parte da una chiesa di Buenos Aires il tour di Mattarella in Argentina. Una scelta simbolica che nel pomeriggio viene rafforzata da una sosta del presidente della Repubblica al Parco della Memoria, monumento ai “desaparecidos .che Mattarella visiterà insieme a una delegazione delle madri di Plaza de Mayo. Una ferita ancora apertissima in Argentina, quella delle epurazioni compiute dagli squadroni della morte su ordine delle giunte militari che governarono il Paese sudamericano dal 1976 al 1983. Non a caso il monumento è percorso da un muro che corre in maniera irregolare dando l'idea di un'enorme cicatrice.
6 maggio – 20, ora italiana – Si parte. Prima tappa Buenos Aires. E si parte con l'Airbus 340, un gigante dell'aria preso in leasing da Etihad quando Matteo Renzi era presidente del Consiglio e che tante polemiche creò. Da questa sera l'aereo di Stato porterà il presidente Sergio Mattarella in Sud America per una missione tra Argentina e Uruguay. La seconda patria degli italiani, la chiamano in molti. L'Italia è dappertutto, nella politica e nelle istituzioni, nei dialetti e nei ricordi tramandati, nel calcio e nella cucina. Sarà un viaggio per non far spezzare questo "fil rouge" che lega il Sud America all'Italia.
Quasi 14 ore di volo per Mattarrella con giornalisti a bordo (tutti paganti, per carità). L'Airbus è grande ma non proprio comodissimo. La configurazione interna è infatti rimasta quella di linea: autorità in una sorta di business (niente letti, salottini o docce); tutti gli altri in economy.
L'interno dell'Airbus in attesa del presidente
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